“Ma chi te lo fa fare di sborsare 12 € per un hamburger? Vai da McDonald’s. Se devo spendere quei soldi vado a mangiare Sushi.”

Gli avanguardisti e i golosi si saranno spesso sentiti dire questa frase; fino a non troppi anni fa cenare in un’hamburgeria era ancora visto come atto eretico, e le bacheche social dei locali promotori erano intasate da disapprovazione e scherno.

Oggi lo scenario della ristorazione italiana è profondamente cambiato: parallelamente al ritorno in auge dello Street Food, l’hamburger ha invaso gli angoli delle strade in una nuova veste gourmet.

Si lo so, è una parola che nel 2017 ormai vi esce dalle orecchie senza passare dal via, ma vi garantisco che solo nel 2013 era un concetto che ancora faticava a far sentire la propria voce.

E tuttavia, proprio in quell’anno, Massimo Pasqual e Andrea Marti decidono di trasformare il loro prodotto fast food (all’epoca servito “nomade” in svariati eventi) in slow food, mettendo d’accordo la provenienza, la selezione e la qualità, in pieno accordo con la filosofia del Km Zero.

mystic burger

E ancora, se è vero che ad oggi i locali fanno ampio uso di tali termini, a volte poco appropriati e ingigantiti, l’idea dei ragazzi mistici nasceva allora con uno spirito pieno, genuino e soprattutto umile.

Apre così il primo Mystic Burger a Como in Via Diaz 80, appena dentro le mura del centro storico; impasto per il pane realizzato in collaborazione con forni artigianali, verdure freschissime, latticini di fornitori locali, la carne e i salumi selezionati con cura e provenienti dalle macellerie Nogara e Vergani.

Qui l’accezione “personale” è oltremodo necessaria: chi vi scrive ha un’ossessione spasmodica per l’hamburger in ogni sua forma, cultura e declinazione, che non di rado sfocia in malattia.
Questo per introdurre l’inevitabile, il giudizio universale.

Si parte con il primo impatto, ciò che gli occhi notano al primo ingresso. Il locale è relativamente piccolo ma ben curato e dall’aspetto rustico, con mattoni a vista e bancone in legno; un ambiente tranquillo, informale ma non rude, strutturato su due piani e con cucina pulita, ampia e visibile, che non nasconde nulla, a partire dalle cassette del pane fino alle piastre per la cottura della carne.
Lasciatevelo dire, aver modo di osservare senza filtri il luogo dove la materia prima si trasforma è il primo indice di qualità, trasparenza e professionalità.

In quegli anni avevo notato una cosa, alquanto allarmante e fastidiosa e fortunatamente scomparsa di questi tempi: i gestori di alcune hamburgerie, presi d’assalto dai pregiudizi del cliente ancora non abituatosi alla nuova moda, avevano sviluppato una certa antipatia e freddezza, sicuramente deleteria per il loro mestiere.

Ebbene, questo non si può dire per il personale di Mystic Burger; l’accoglienza, il sorriso e il benvenuto sono abitudini mai mancate in tutte le visite e poter iniziare la serata con il giusto piede fa la differenza, senza contare il prosieguo di un servizio rapido e cordiale.

Sorprende anche il menù, colorito da nomi iconici in dialetto brianzolo, di una decina di hamburger tutti completamente diversi tra loro, con aggiunta dei Fuori Menù a rotazione, sempre intriganti e da prendere in considerazione. Capitolo interessante sui prezzi, dove Mystic Burger si mostra decisamente competitivo proponendo panini dagli 8 ai 10 euro e menù (hamburger, patate e contorno) dai 10 ai 12: un inconfondibile riflesso di come la saggia scelta dei fornitori locali possa tramutarsi in una piacevole sorpresa per il cliente.

Se affamati, concedetevi un inizio goloso per aprirvi lo stomaco con gli Appetizer: alette di pollo servite con salsa bbq, chips de cülatel (straccetti di culatello impanati e fritti) serviti con salsa chimichurri, nuggets di pollo, stick di mozzarella, una selezione di formaggi (serviti con mostarda e confetture) o di salumi di qualità esagerata, fino ad arrivare a una delle star del locale, in accompagnamento fisso agli hamburger: le patate dipper, tra le migliori mai mangiate, dall’inconfondibile forma ricurva, una vera e propria nuvola leggera e perfettamente fritta, croccante fuori e morbida e vaporosa al suo interno.

E saliamo in vetta, fino agli indiscussi reggenti del locale. Ogni panino è una creazione a sé stante, ricercata, progettata e bilanciata nei sapori, nelle consistenze e nella quantità di ogni ingrediente, in una perfetta armonia di gusto e in un sapiente gioco di equilibri, indice di uno studio non indifferente e precursore tra i molti del vero concetto di Hamburger Gourmet. L’intento è poi, quando possibile, di rinunciare alle salse per rispettare la cremosità degli splendidi formaggi locali.

Il pane, ben strutturato, che accompagna il morso, la carne perfettamente grigliata e l’alternanza tra consistenze morbide e croccanti rendono l’esperienza tra le più valide in assoluto, al punto che il locale comasco è una delle poche hamburgerie dove finire un panino non diviene un’esperienza traumatica, tra senso di pienezza e gli incubi del pranzo di Natale.

Pane artigianale ai cereali antichi, burger di bovino di Lessinia in affumicatura di faggio, stracciatella di latte al basilico, songino e guanciale croccante: questi i protagonisti di Ul Dionigi, il panino di punta del menù, consigliatissimo alla vostra prima mistica visita.

Provate anche il Và da via al Cülatel, con pane artigianale alle cipolle, burger di culatello marinato in salsa bbq con peperoni verdi, capricciosa, coppa e mozzarella di bufala affumicata.

Da considerare anche la new entry Ul Terun, il primo “panino cucinato”: pane artigianale di grano duro, erbette e catalogna aglio e olio, sugo con costine, salsiccia e pomodoro in lenta cottura per sei ore e stracciatella di latte pugliese.

Non mancano le proposte del giorno (i cosiddetti Fuoriclasse) e le scelte alternative, come Ul Pulaster, Ul Foeura Quaresima e Ul Vegan  ( e per ben sei panini su dieci è possibile richiedere il pane senza glutine).

Il tutto è affiancato dalle già citate patate dipper e da uno sfizioso contorno che varia in base al periodo, dalle zucchine trifolate, alla crema di zucca e patate, alla polenta; nulla vi vieta tuttavia di informarvi previo servizio e nel caso fare il pieno di fritto con una doppia, abbondante porzione.

Anche sul bere sono assenti le marchette: troverete sul menà gli ottimi analcolici Lurisia e Baladin come spuma, cola, cedrata e ginger, vini al calice o in bottiglia, mentre vasta è la scelta per le birre artigianali, di cui 6 alla spina a rotazione, più bottiglie e lattine che il personale non mancherà di consigliarvi.

Last but not least, i dolci, aka la meravigliosa selezione di torte artigianali appena sfornate. Ho ricordi di crostate ai frutti rossi e cioccolato o di morbide cheesecake con confettura di lamponi che nemmeno immaginate.

I principali problemi sul numero di coperti inversamente proporzionale alle richieste sono stati risolti nel giro di poco tempo: i mistici ragazzi hanno raddoppiato nel 2014 in via Mascherpa 14 a Carate Brianza,  mentre al 21 dicembre 2015 risale l’ultima apertura nella Strada Statale Briantea 342,4 a Montorfano, studiata proprio per far fronte alle attese del primo locale e all’esigenza di prenotazione, con tanto di sessioni Live Music ogni venerdì sera.

E se pensate sia finita qui, vi sbagliate di grosso: cene tematiche, eventi e serate di degustazione, per non parlare dell’avvento del pittoresco Food Truck, attivo da dicembre 2016 e gestito proprio dallo stesso Massimo.

Non so voi, ma al solo scrivere mi è venuta la bava alla bocca.

Che dite, faccio preparare qualche Ul Dionigi e ci troviamo tutti al Mystic Burger?

[ Crediti| Immagini: Anna Fracassi, Mystic Burger ]